The Jews Of Messina - page 5 of 6 |
Nel 1479 a Messina fu dato alle stampe, presso lo stampatore Heinrich Alding, l'Epistola di Samuel Fez, il cui testo fu redatto non prima del 1163 da un ebreo convertitosi all'islam, e tradotto nel 1339 da Alfonso Boni Hominis, frate domenicano; l'Epistola si prestava facilmente ad essere usata in funzione antiebraica e offriva spunti per giustificare la persecuzione della comunità ebraica. Secondo un'inventario risalente al 29 agosto 1461, e pubblicato dal Bresc, don Puccio Politi, canonico della cattedrale di Messina, aveva "unu libru in lu quali chi su certi fermenti de li predicacioni et unu tractatu contra iudeos in carta, copertu di coyru russu". Successivamente nel 1467, Iacobo Todisco, arcivescovo di Messina ottiene dal vicerè la facoltà di battezzare forzosamente i figli dei servi giudei. Sempre a Messina nel 1438 solo pagando una forte somma di danaro gli ebrei messinesi furono esentati dall'obbligo di partecipare alle funzioni religiose cristiani nel giorno di Santo Stefano. Nel 1475 ad ogni ebreo di Messina che volesse raggiungere la Terra Santa veniva concesso un salvacondotto dietro il pagamento di 200 onze d'oro. |   | In 1479 the Epistle of Samuel Fez was printed in Messina by the printer Heinrich Alding. The text had been composed after 1163 by a Jew who had converted to Islam, and it was translated in 1339 by Alfonso Boni Hominis, a Dominican Friar. The Epistle easily lent itself to being used in antisemetic functions and offered arguments to justify the persecution of the Jewish community. According to an inventory that reappeared on 29 August 1461, and published by Bresc, Don Puccio Politi, canon of the Messina Cathedral had "a book, covered in red leather, in which there are written seminal ideas for sermons and a discourse against the Jews". Then in 1467, Iacobo Todisco, the archbishop of Messina, obtained from the viceroy the authority to baptize the chidren of his Jewish servants against their wills. Still in Messina in 1438, after paying a significant amount of money, the Messinan Jews weree released from the obligation of participating in the Christian religious functions on the feast of Saint Stephan. In 1475 every Messinan Jew who wanted to reach the Holy Land was assured safe passage after the payment of 200 ounces of gold. |
Un'ultima notizia sulla comunità messinese si riferisce ad un'epidemia di peste che ebbe come focolaio proprio la Contrada della Giudecca e provocò tra i suoi abitanti circa 400 morti (1468). Il cimitero ebraico era sito nella contrada delle Moselle, che secondo il Buonfiglio era così chiamata perchè "li Giudei conforme alla legge di Mosè seppellivano in quel tratto i loro morti"; partiti gli ebrei la contrada assunse il nome di Terranuova. |   | A last note about the Messinan community concerns an epidemic of the plague that swept through the district of the Jewish Quarter (1468) like a wildfire and caused 400 deaths. The Jewish cemetary was in the Moselle district, so-called according to Buonfiglio, because, "the Jews, who conform to the law of Moses, bury their dead in that tract"; when the Jews left the district acquired the name Terranuova. |
Da una lettera datata 10 luglio 1497, cinque anni dopo il provvedimento di espulsione, che il messinese Pietro Sant'Eramo invia al suo concittadino Nicolò Scillacio, residente in Spagna, apprendiamo che il Sant'Eramo aveva ottenuto dalla Corte spagnola dei privilegi relativi alla riscossione di una rendita sui beni della Sinagoga di Messina, privilegi non ancora operativi che il nostro spera lo diventino grazie all'intervento dello Scillacio presso la Corte di Madrid. Dove andarono gli ebrei messinesi dopo la loro cacciata dalla Sicilia? Inizialmente alcuni ripararono in Calabria, a Napoli, e a Roma: nell'Archivio di stato di Roma tra gli atti notarili, compaiono, dal 1511 in poi, notizie su ebrei di origine siciliana, e tra questi più frequentemente di quelli provenienti da Palermo, Messina e Lipari. Ma il grosso della comunità approdò a Costantinopoli, insieme con altre comunità siciliane, calabresi e pugliesi: nel quartiere Balat fino al 1667 c'era una sinagoga Messina, che sfortunatamente andò distrutta in un incendio propagatosi nel quartiere. Una recente pubblicazione sostiene l'esistenza di una sinagoga Messina ancora nel 1853 nel medesimo quartiere. Sempre ad Istanbul si ha notizia inoltre di alcuni dotti che portavano il soprannome di Messini. Già alla fine del quattrocento il rabbino Eliah Mizrahi parla di una comunità siciliana organizzata e numerosa. Successivamente nel 1603 e nel 1623, possiamo documentare tre comunità siciliane: 1603 1623 Grande Sicilia 67 86 Piccola Sicilia 19 92 Messina 72 4 |   | From a letter dated 10 July 1497, five years after the expulsion, we learn that the Messinan Pietro Sant'Eramo writing to his fellow citizen Nicoḷ Scillacio, living in Spain, that Sant'Eramo had obtained from the Spanish court rights related to the collection of rent on the property of the Synagogue of Messina, rights that are not yet operative (che il nostro spera lo diventino) thanks to the intervention of Scillacio at the Court of Madrid. Where did the Messinan Jews go after they were evicted from Sicily? Initially, some went to Calabria, Naples, and Rome: among the notarial acts in the State Archives of Rome, there appear, from 1511 and later, acts involving Jews of Sicilian origin, and among these the most numerous are those from Palermo, Messina and Lipari. But the majority of the community went to Constantinople, together with other Sicilian communities, Calabrian, and Puglian: in the Balat quarter there was a Messinan synagogue which, unfortunately was destroyed by a spreading fire in the quarter. A recent publication cites the existence of a Messinan synagogue in the middle of the quarter in 1853. In Istanbul we still hear of various scholars who carry the sobriquet of Messini. By the end of the fourteen hundreds Rabbi Eliah Mizrahi speaks of a Sicilian community that is organized and numerous. We can document three Sicilian communites in 1603 and in 1623: (the count is for heads of families) 1603 1623 Grande Sicilia 67 86 Piccola Sicilia 19 92 Messina 72 4 |
Una situazione analoga troviamo a Salonicco dove troviamo la comunità divisa in Sicilia e vecchia Sicilia, e dove i figli degli esiliati adattano a poco a poco il rito spagnolo a discapito del mantenimento dell'identità siciliana nel lungo periodo, fino a perdere la memoria. Anche in Edirne (Adrianopoli) c'era una comunità siciliana documentata dai censimenti del 1568/9 e del 1570/1 e di cui si hanno testimonianze di contemporanei fino al 1897. |   | We find a similar situation in Salonika where we find a community divided into Sicily and Old Sicily and where the chidren of the exiles are adapting, little by little, to the Spanish rite to the detriment of retaining their long Sicilian identity until it is lost from memory. Also in Edirne (Adrianopoli) there was a Sicilian community documented by the census of 1568/9 and of 1570/1 and of which we have contemporary evidence up until 1897. |
Ma non tutti gli ebrei scelsero la strada dell'esilio; alcuni restarono in Sicilia cedendo alla politica regia e della Chiesa che dava questa possibilità a chi si fosse convertito al cristianesimo. Queste sollecitazioni ufficiali sottendevano la volontà ipocrita di scaricare comunque sugli ebrei la volontà di restare o meno; ebbe inizio così una forte campagna di proselitismo gestita dalla gerarchia e dal clero del regno. |   | But not all the Jews chose the road of exile; some remained in Sicily submitting to the political realm and to the Church which gave this possibility to those who would convert to Christianity. These official solicitations however subtended the hypocritical willingness to discourage the willingness of the Jews to remain or at least; it was the beginning of a concentrated campaign of proselytism managed by the hierarchy and by the clerics of the realm. |
Sei mesi dopo la partenza degli ultimi espulsi, il vicerè de Acugna in un bando emanato il 13 maggio 1493 affermava che i giudei convertiti erano molti e che ancora altri lo stavano facendo. Nelle nove diocesi siciliane fu incaricato un ecclesiastico col compito di "addotrinare , informare e istruire, come pastore e padre spirituale, tutti i nuovi conversi." A Messina l'incarico toccò al sacerdote Jacobo Fava, cappellano della chiesa parrocchiale di San Pietro. Ma i "marrani" non risolsero col battesimo i loro problemi; considerati cristiani falsi ed inaffidabili finirono dal 1511 in poi nelle grinfie del Santo Officio sempre alla ricerca di cristiani eretici giudeizzanti da spedire sul rogo La rinnovata persecuzione antiebraica dell'Inquisizione portò 1449 condanne al carcere e 441 neofiti bruciati sul rogo. A Messina tra "combusti" e riconciliati alla Santa Madre Chiesa abbiamo circa 175 casi documentati. Sfogliando le carte relative ai messinesi troviamo molti cognomi ancora oggi diffusi in città: Barone, Campagna, Costantino, Amato, Balsamo, Marino, Mazza, Romano, Staiti, Bonfiglio, Brigandì, Bruno, Bonanno.......etc. Infatti al momento del battesimo erano normalmente costretti a lasciare il nome originario, per assumere uno di tradizione cristiana, ma generalmente i cognomi furono conservati. Di uno di questi convertiti sappiamo qualcosa: Guglielmo Raimondo Moncada , nato ad Agrigento, che partì da Messina nel 1470 per studiare "artes" a Roma a spese di alcune città e di alcuni nobili, considerato una personalità straordinaria. Ma sul punto di diventare vescovo, cadde in disgrazia per la frequentazione di certi ambienti intellettuali romani studiosi della cabala. Secondo gli atti dell'Inquisizione si ha l'impressione che il fenomeno dei conversi fu numericamente consistente; ma molti di loro si convertirono solo in apparenza praticando e tramandando, in clandestinità, di padre in figlio la religione ebraica per almeno un secolo. Tanto ci volle per cancellare dal suolo siciliano ogni traccia della presenza ebraica, ricorrendo alla violenza e alla persecuzione sistematica e implacabile; come qualcuno ha notato nessuna leggenda, nessuna tradizione popolare, nessun racconto letterario, nessuna opera storica locale ci parlano degli ebrei di Sicilia.
|   | Six months after the departure of the last expelees, the viceroy de Acugna, in a proclamation of 13 May 1493 affirmed that many Jews had converted and that many more were still converting. In the nine Sicilian diocese a cleric was appointed with the responsibility of "indoctrinating, informing and instructing, as a pastor and a spiritual father, all the new converts. In Messina the assignment was given to Father Jacobo Fava, the chaplain of the parish church of San Pietro. But the "marrani" did not resolve their problems with their baptism; considered false and untrustworthy Christians they ended up in 1511 and later in the claws of the Holy Office which was always seekiing out Christian heretic Jews to send to the stake. The renewed antisemitic persecution of the Inquisition sent 1149 to jail and burned 441 neofites at the stake. In Messina, between the combusted and the reconciled to the Holy Mother Church we have documented 175 cases. Unfolding the papers relative the Messinans we find many surnames still distributed in the city: Barone, Campagna, Costantino, Amato, Balsamo, Marino, Mazza, Romano, Staiti, Bonfiglio, Brigand́, Bruno, Bonanno.......etc. In fact, at the moment of baptism they were normally constricted to let go of the original name and assume a traditional Christian one, but generally their surnames were kept. We know something about one of those who converted: Guglielmo Raimondo Moncada, born in Agrigento, che left from Messina in 1470 to study "artes" at Rome at the expense of some cities and some nobles, being considered an extraordinary person. But at the point when he was about to become a bishop, he fell into disgrace for frequenting certain surroundings of intellectual Roman students of the cabala. One gets the impression from the proceedings of the Inquisition that the experience of the converted was numerically consistent; but many of them converted only in appearance and secretly continued to practice their Jewish religion transmitting it from father to son for at least a century. That's what it takes to erase from Sicilian soil every trace of the Jewish presence, recurring violence and persecution systematic and implacable; as someone has noted, there is no legend, no popular tradition, no literary account, there is no local historic work that speaks of Jewish Sicily. |
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