The Jews Of Messina - page 6 of 6 |
Nel Seminario Arcivescovile di Messina è conservata un'epigrafe funeraria, in lettere ebraiche, con al centro uno stemma che riproduce un leone rampante con stendardo e due stelle; vi è stata portata da mons. Paino, negli anni trenta, che l'avrà acquistata fuori Messina perchè è datata dicembre 1635, anno in cui sicuramente di ebrei in città non ce ne erano da un pezzo.
Abbiamo una traduzione di Piero Capelli :
"L'anziano e rispettabilissimo |   | A tombstone epigraf is preserved, in Hebrew letters, in the Archiepiscopal Seminary of Messina. In the center is a coat of arms with a rampant lion with a banner and two stars. It was brought there in the thirties by Msgr. Paino, who must have had acquired it outside Messina because it is dated December 1635, a year by which it is certain not a single Jew remained in the city.
We have a translation by Piero Capelli:
"The aged and most respectable |
Nella trascrizione sono state rispettate le linee dell'epigrafe: sulla seconda riga l'abbreviazione tradotta come signore può valere anche rabbino. Il nome del padre non è esplicitato forse perché era lo stesso del figlio; l'espressione BMR (Bem Moreh ha-Rav, figlio del maestro signor o figlio del maestro rabbino) sta ad indicare il patronimico. Sullo stemma non è possibile dire niente, perché, pur esistendo uno studio di Cecil Roth su "Stemmi di famiglie ebraiche italiane" del 1967, non è stato possibile trovarlo nelle biblioteche messinesi. |   | The lines of the original epigraph have been retained in the transcription: on the second line the abbreviation translated as Mr. could also be Rabbi. The name of the father is not explicitly cited perhaps because it was the same as the son's; the expression BMR (Bem Moreh ha-Rev, son of master Mr. or Rabbi) is used to indicate the patronymic. It's not possible to say anything about the coat of arms because the work of Cecil Roth, "Stemmi di famiglie ebraiche italiane" of 1967 could not be found in the libraries of Messina. |
Esiste anche una traduzione della stessa lapide sepolcrale di B. Rocco, che differisce dalla precedente in due dettagli che si riferiscono alla data, il 1636 anziché 1635, e al giorno, giovedì contro mercoledì. |   | Another translation by B. Rocco of the same tombstone differs in two details that refer to the year, 1636 rather than 1635, and the day, Thursday rather than Wednesday. |
Cecil Roth pubblicò un'altra iscrizione, oggi andata perduta, che si riferiva al succitato Mosè di Bonavoglia. L'esistenza della lapide a Messina è documentata da diverse fonti." Il primo a segnalarla fu Johann Friedrich Breithaupt nella sua descrizione di Malta (Francoforte, 1632, p. 27). Questi riporta però la lettura che ne aveva fatto l'abbate Ignazio Landriano, predicatore di corte del Duca di Mantova. Di questa versione, in latino, si servì L. Zunz per ricostruire il testo ebraico. bagliando però quasi tutto. Egli ignorava inoltre che il testo ebraico originale era già stato pubblicato un secolo prima da G. L. Castello, principe di Torremuzza, nel suo Siciliae et objacientium insularum veterum inscriptionum nova collectio".
Il testo viene così tradotto:
Questo portico e l'edificio furono edificati con i fondi |   | Cecil Roth published another inscription, now lost, that referred to the above-mentioned Mosè di Bonavoglia. The tombstone's existence in Messina is documented in various sources. "The first one to note it was Johann Friedrich Breithaupt in his description of Malta (Frankfurt, 1632, p. 27). This refers back to a version the abbot Ignazio Landriano, preacher in the court of the Duke of Mantova had produced. L. Zunz used this version, which was in Latin, to reconstruct the Hebrew text. It was almost entirely wrong. Moreover, it ignored the fact that the original Hebrew text had been previously published a century earlier by G. L. Castello, prince of Torremuzza, in his Siciliae et objacientium insularum veterum inscriptionum nova collectio. The text is translated as follows:
This portico and building were built with the funds |
Sessant'anni prima del 26 agosto 1695, sotto Carlo II, appena 11 giorni dopo la pubblicazione della concessione reale della Scala Franca, quando "vennero in Messina, con due galere del granduca, tre ebrei mercanti, col cappello foderato in basso color giallo, com'erano contrassegnati; ed essi poi ne chiamarono molti altri da diversi paesi. Così si formò una comunità ebraica in Messina (nuova, dopo la cacciata famosa da parte di Ferdinando il cattolico), alla quale per consiglio dell'architetto Norimberg, fu assegnato a ghetto, rinchiusa tra muraglie, la parte estrema del quartiere di Terranova." Così scrive il Mauceri utilizzando in massima parte come fonte gli Annali di Caio Domenico Gallo. |   | Sixty years before 26 August 1695, under Charles II, hardly 11 days after the publication of the royal concession of the Scala Franca, when "two galleys of the grand duke came to Messina, with three Hebrew merchants on board, wearing hats covered in dark yellow as they were required; and they then called many others from various countries. That's how a new Jewish community established itself in Messina (after the infamous expulsion by Ferdinand the Catholic), which, based on the advice of the architect Norimberg, was assigned to a ghetto, enclosed by walls, at the far end of the district of Terranova." This according to the writing of Mauceri, based for the most part on the Annals of Caio Domenico Gallo. |
Un'altro tentativo, segnato dall'insuccesso, fu fatto sotto l'Imperatore Carlo VI d'Austria, che prevedeva la facoltà per gli ebrei di commerciare non solo a Messina ma in tutta la Sicilia, e di poter risiedere a Messina. Infine l'ultimo tentativo fu fatto da Carlo III di Borbone e anche questo non ebbe alcun esito nell'isola: a Napoli dove invece diverse famiglie avevano raccolto l'invito fu revocato dopo appena sette anni su pressioni della parte fanatica del clero. Comunque, nel 1741, Rav Ismaele Sanguinetti in visita a Messina parla dell'esistenza di un ufficiale incaricato di reprimere i torti subiti in passato dagli ebrei. |   | Another attempt, marked by failure, was made by the Jews during the reign of Emperor Charles VI of Austria, to reside in Messina in anticipation of being able to trade not only in Messina but throughout Sicily. Finally the last attempt was made under Charles III of Bourbon and this also had no outcome on the island: and in Naples where some families had successfully resettled, the invitation was revoked after barely seven years, as a result of pressures on the part of fanatical clergy. However, in a visit to Messina in 1741, Rav Ismaele Sanguinetti speaks about the existence of an official charged with quickly quelling wrongs endured in the past by the Jews. |
E con le galee con cui, secondo le cronache del tempo, partirono per sempre gli ebrei di Sicilia, andò via anche un pezzo di noi, di quella cultura della tolleranza che faceva convivere la sinagoga accanto alla moschea, il tempio latino con il monastero greco. |   | And with the galleys by which, according to chronicles of the time, the Jews forever departed Sicily, part of us also departed, that culture of tolerance that permitted the coexistence of the synagogue next to the mosque, the Latin Temple with the Greek Monastery. |
Restarono padroni del campo i religiosi fanatici e ignoranti, gli inquisitori feroci e i loro famuli, i baroni rapaci e gli indifferenti ad alimentare nel tempo la mala pianta dell'antisemitismo, dell'odio per la diversità. In Sicilia come nel resto d'Europa. |   | The island was lost to religious fanatics and the ignorant, the ferocious inquisitores and their hand servants, the rapacious barons and the indifferent to feed at the time on the evil plant of antisemitism, and the hatred of diversity. In Sicily as in the rest of Europe. |
A chi pensa che i campi di sterminio nazisti siano un breve e isolato episodio storico, frutto del delirio di un pazzo e dei suoi sanguinari seguaci, estraneo alla cultura e alla tradizione, vogliamo ricordare che i fascismi attinsero a piene mani nelle ideologie tradizionaliste, nei pregiudizi religiosi, negli stereotipi razziali, nelle liturgie logore e nelle simbologie macabre, che hanno rappresentato ieri, e in misura minore oggi, il lato oscuro della civiltà europea. |   | To those who might think that the extermination camps of the Nazi were a brief and isolated historical episode, the fruit of a delerious and crazed man and of his bloodthirsty followers, alien to culture and tradition, we want to recall that fascism drew by the handfuls on traditional ideology, on religious prejudices, on racial sterotypes, on abusive liturgies and macabre symbols, that served to represent in the past, and in some measure in the present, the dark side of European Civilization. |
Giuseppe Martino (Prof. Martino abita e lavora a Messina.) |   | Giuseppe Martino
(Professor Martino lives and works in Messina.) translated by Arthur V. Dieli 8/17/2000 |
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