La comunità ebraica di Messina aveva al suo interno un consistente numero di medici (di alcuni conosciamo i nomi: Aron, Vitali Aurifici, Mosè Bonavoglia, David lu medico), di mercanti, di dotti studiosi (ricordiamo una pregiata edizione della Torah il cui manoscritto di commento al Pentateuco di Mosheh ben Nachman, utilizzati per un'edizione stampata a Napoli nel 1490 curata da Josef Gunzenhauser, fu riveduto e corretto da studiosi messinesi) e di maestri nell'arte della tessitura (Caronetto Gerardino nel 1490 ottenne la nomina a protomaestro dell'arte di tessere panni di seta e di velluto). Tra i medici messinesi quello più conosciuto è certamente Mosè de Bonavoglia, medico di corte e diplomatico, che conseguì la laurea in medicina a Padova, una università non-ebrea. Ci sono giunte molte notizie su di lui e la sua famiglia, particolarmente negli anni che vanno dal 1420 al 1455: due documenti li troviamo negli archivi di Messina. Il suo nome ebreo era Mohe Heftz e all'età di 25 anni aveva già finito i suoi studi e conseguito il suo dottorato. Successivamente lo troviamo medico di corte e dei più importanti ebrei di Sicilia; tra i suoi amici si annovera Aaron Abulrabbi, il più importante studioso ebreo siciliano, commentatore biblico e viaggiatore. Sei mesi dopo la sua laurea, il 10 giugno 1420, viene elevato alla più alta carico per un ebreo siciliano, quella di Giudice Universale (Dajan Kelali) e ricompensato con uno stipendio di 36 onze; carica che detenne a più riprese, tra nomine e dimissioni, durante i successivi 25 anni. Furono gli ebrei di Messina a contestare l'elezione di Mosè Bonavoglia alla suprema carica per nomina regia. Fu medico anche della famiglia Arduth in Aragona e di Elias da Fermo nel ducato di Milano. Passò tre anni in Dalmazia per una missione diplomatica e nel 1431 si fece mediatore presso la corte perchè la comunità ebraica non fosse relegata ai margini della città: naturalmente fu necessario un versamento della solita cospicua somma di danaro.
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The Jewish community of Messina had within it a consistent number of doctors (some of whose names we know: Aron, Vitali Aurifici, Mosè Bonavoglia, David lu medico), merchants, studious scholars (we remember a valuable edition of the Torah in which the manuscipt commentary on the Pentateuch by Mosheh ben Nachman, utilized for the edition printed at Naples in 1490 edited by Josef Gunzenhauser, was revised and corrected by the Messinan scholars) and of the masters in the art of weaving (Caronetto Gerardino who obtained the title of first master of the art of silk and velvet weaving in 1490). Mosè Bonavoglia, court doctor and diplomat, certainly is among the best known of the Messinan doctors. He got his medical degree from the University of Padua, a non-Jewish institution. There is much information about him and his family, especially during the years from 1420 to 1455: we find two documents in the Messina archives. His name in Jewish was Mohe Heftz. By the age of 25 he had finished his studies and obtained his medical degree. We then find him the doctor to the court and to the most important Jews of Sicily; among his friends are numbered Aaron Abulrabbi, the most important Jewish Sicilian scholar, biblical commentator and traveler. Six months after his graduation, on 10 June 1420, he is elevated to the highest office for a Jewish Sicilian, that of Universal Judge (Dayan Kelali) and granted a stipend of 36 ounces; an office he retain and regained, between nominations and resignations, for the next 25 years. It was the Jews of Messina who contested the election of Mosè Bonavoglia to the highest office. He was also the doctor for the Arduth family of Aragon and for Elias da Fermo in the duchy of Milan. He spent three years in Dalmatia on a diplomatic mission and in 1431 he took on the task of mediator so that the Jewish community would not be confined to the edge of the city: naturally this involved the usual payment of a considerable amount of money.
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Anche tra numerosa confraternita degli argentieri troviamo diversi orefici ebrei, che tenevano bottega, come gli altri nella ruga degli argentieri:in un manoscritto di Gaetano La Corte Cailler, frutto delle sue ricerche negli archivi notarili, troviamo alcune notizie su di loro."Anche tra gli Ebrei, numerosi allora in Messina, s'eran dedicati alle arti e, tra gli orefici, appaiono un Isacco Sciavinello, un Elia Marmici ed un Giosuè di Dioniso, mentre sembran originari di Spagna Mosè Catalano e tutta la famiglia di Abramo, Iacopo e Mosè Spagnolo." Abramo il 24 novembre 1432 stipula un atto che lo impegna a costruire un "pede de pomis de lege ad usum Judeorum" per il mercante Salomone, da consegnare per la successiva pasqua ebraica e per la somma pattuita di un tarì grani 12. Giosuè di Dioniso, unitamente a Pietro di Medina, s'impegna a costruire un collare "ismaldatum" su committenza del barone della Scaletta.
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Also among the numerous brotherhoods of silversmiths we find various kinds of Jewish jewelers who had shops, along with the others on the street of the silversmiths: in a manuscript by Gaetano La Corte Cailler, the result of his research of the natary archives, we find some references to them. "Also among the Jews, numerous at that time in Messina, dedicated to the arts and, among the jewelers we find Isacco Scivinello, Elia Marmici and Giosuè di Dioniso, while apparently originally from Spain Mosè Catalano and the entire family of Abramo, Iacopo and Mosè Spangnolo." In an agreement on 24 November 1432 Abramo promises to make a "pede de pomis de lege ad usum Judeorum" for the merchant Salomone, to be delivered by the next Jewish passover for the agreed sum of one tarì and 12 grani. Giosuè di Dioniso, together with Pietro di Medina, agre to make a collar "ismaldatum" commissioned by baron Della Scaletta.
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Una curiosa notizia riguardo i macellai ebrei la troviamo nel testo in siciliano la "Pandetta di li buchirii di Missina" del 1338 circa, in cui nella parte dedicata a "li buchirii di li Iudei" si parla di carne "tachura" e di carne "tarifa".
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There is an unusual record regarding Jewish butchers found in Sicilian text, the "Pandetta di li buchirii di Missina" of about 1338, in the part concerning "li buchirii di li Iudei" they speak of "tachura" meat and "tarifa" meat.
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Ma ai mestieri scelti si sovrapponevano quelli imposti, un editto del vicerè F. de Acugna ingiunge allo Straticoto e ai Giudici di Messina di costringere la comunità ebraica "secondo un'antica consuetudine", a fornire i boia per le esecuzioni capitali, scelti "tra i più vili" tra loro.
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In addition to these chosen agreements there were those that were imposed, an edict by viceroy F. de Acugna enjoins the Magistrate and the Judges of Messina to require the Jewish community "in accordance with ancient usage", to furnish the executioner, to be chosen from "among their most vile".
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Di imposizioni dovettero subirne di varia natura, come quella che proibiva loro di tenere aperte le loro attività durante la celebrazione delle messe o l'imposizione ad assistere ai sermoni in chiesa finalizzati alla loro conversione alla "vera fede". Ma nel giorno del Venerdì Santo l'intolleranza raggiungeva l'apice: frati fanatici aizzavano la folla contro i deicidi e la processione partita da San Nicolò all'Arcivescovado invece di puntare direttamente sul Duomo, veniva deviata con un lungo giro per farla passare dalla strada della giudecca con l'esplicito intento di rinfacciare agli ebrei il loro misfatto. L'autorità viceregia spesso dovette intervenire, accogliendo le proteste della comunità ebraica, per mettere freno alla prevaricazione delle gerarchie ecclesiastiche. A Messina il vicerè de Acugna, il 27 febbraio 1491, scrive al vicario dell'arcivescovo, che si era distinto per il suo zelo fanatico e vessatorio, ricordandogli che "essendo vassallo della Sacra Regia Maestà, ufficiale spirituale e beneficato dalla stessa, non avrebbe dovuto in alcun modo procurare tali inconvenienti". Ma era già intervenuto il 18 settembre 1482 a causa di pretesi e non dovuti servizi personali e somme di danaro, il 4 marzo 1486 perchè si pretendeva dagli ebrei l'osservanza di festività cristiane arbitrariamente, e il 20 agosto 1478 per ingerenze abusive nella vita interna e nella gestione della giudecca di Messina.
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They had to endure imposition of varying kinds, such as the one which forbid them to open their activities during the celebration of mass or the requirement to assist at the sermons in church that were aimed at converting them to the "true faith". But intolerance reached its apex on Holy Friday: when fanatic brothers provoked the crowd against the Christ killers and the procession from San Nicolò to the Archbishop, instead of going directly to the Cathedral, swerved in a long turn to cause it to pass through the street of the Jewish quarter with the explicit intent of reproaching the Jews with their crime. The authority of the vice regency often had to intervene, accepting the protests of the Jewish community, to put a halt to the abuses of clerical hierarchy. On 27 February 1491, viceroy de Acugna wrote to the vicar of the Archbishop, distinguished by your fanatic zeal and learning, remembering that "you are subject to the Holy Royal Majesty, spiritual official and favored by the same, you should not have in any way caused such inconvenience". But this had previously happened on 18 September 1482 because of pretexts and had not required personal services and sums of money, on 4 March 1486 because of arbitrary claims of observance by the Jews of Christian festivities, and on 20 August 1478 for abusive interference in the internal life and management of the Jewish quarter of Messina.
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